29.6.11

Vita da redattore_16

Mentre telefono al bar di fronte penso: strano che l’editor non mi abbia invitato alla riunione, visto che alla redazione del Grande manuale di storia dell’arte ci lavoro io… E intanto elenco le richieste dei tre professori alla ragazza cinese del bar, che a ogni parola mi chiede di ripetere, per favore, perché non ci sente e poi l’italiano lo capisce poco. Io ripeto, scandisco alzando la voce come posso: UN PANINO CON PROSCIUTTO CRUDO… CRUDO, NON COTTO… E nel silenzio completo della redazione le mie parole risuonano in modo surreale e a dir poco imbarazzante. …UNO CON MOZZARELLA E INSALATA… In fondo, continuo a pensare, sarebbe stato anche peggio partecipare alla riunione* e poi stare in mezzo a quei tre senza aprir bocca, senza che nessuno chiedesse mai la mia opinione. …CON VERDURE E MOZZARELLA… NO, SENZA TONNO… E UN CAFFÈ D’ORZO… bisbiglio, sperando di non doverle fare anche lo spelling di MOZZARELLA. Del resto, penso, se gli autori sono venuti per parlare del loro contratto, di compensi e royalties, è più che giusto che io non sia presente… Ma tutto questo, realizzo ripetendo per la terza volta l’ordinazione alla ragazza, che giustamente non capisce cosa c’entri l’ORZO col CAFFÈ, tutto questo me lo dico solo per farmene una ragione, per consolarmi, perché in realtà mi dà proprio fastidio non essere là, insieme agli altri, nella sala 2.

21.6.11

I miserabili_3

Dunque, venerdì Amalia non mi ha più chiamato. Poi c’è stato il fine settimana, e va bene. Io mi ero ripromesso di scriverle subito, lunedì mattina, per ricordarle la mia questione. Ma poi ho rimandato al pomeriggio, sia perché ho avuto altro da fare sia perché, pensavo, forse anche lei era in attesa di notizie da riferirmi. Non mi aveva detto di stare tranquillo, che mi avrebbe telefonato lei?
A metà pomeriggio ho deciso che avevo aspettato abbastanza, così le ho scritto un’email telegrafica:

cara Amalia, per caso hai avuto notizie del mio contratto e del mio mancato pagamento del mese di maggio?

Ho guardato l’ora sullo schermo del computer, le 17:15. Se anche l’avesse letta subito – cosa molto improbabile – e si fosse ricordata di chiamare l’amministrazione, probabilmente non avrebbe trovato nessuno con cui parlare. Meglio rassegnarsi, quindi, e aspettare ancora, almeno fino a domani.

16.6.11

I miserabili_2

Il giorno dopo aspetto tutta la mattina.
Da Amalia nessuna notizia.
Inizio a pensare che il mio nuovo contratto, semplicemente, non esista ancora.
Basta, chiamo l’editor sul cellulare. Me ne frego se è l’ora del pranzo. Lui risponde subito e quando gli spiego l’accaduto sembra sinceramente sorpreso. Non capisce come possa essere successo, dice, perché il mio contratto era firmatissimo (sic) da tempo. E poi scarica come sempre il barile sull’amministrazione centrale della Giacobino, che è mastodontica e farraginosa e lenta…
Lui parla, parla, e io finisco col credere alle sue frasi rassicuranti.
Ma poi penso che forse sta solo cercando di coprire qualche manovra losca che in realtà conosce benissimo, che forse è stata ispirata proprio da lui.
Così gli dico che è dalla fine di marzo che scrivo a Amalia, la coordinatrice, per sapere qualcosa del mio contratto nuovo, e che lei non ha mai risposto. Mai. Nemmeno oggi.
Lui tace per qualche secondo, poi dice che ne parla subito con lei e mi fa chiamare al più presto.
Sei minuti dopo, Amalia mi telefona.
Un evento incredibile.
Appena rispondo mi investe subito con le sue solite smancerie, dice non preoccuparti, ma figuriamoci, certo che il tuo contratto esiste… perché noi abbiamo bisogno di te, sei fondamentale per la redazione… Il contratto, continua Amalia, si sarà bloccato in qualche ufficio dell’amministrazione, perché devi sapere che quegli uffici ci creano sempre moltissimi problemi…
E parte con la descrizione dell’ufficio che si occupa dei collaboratori a progetto, un ufficio che a sua volta, pensa un po’, è gestito da collaboratori a progetto. Collaboratori che cambiano velocemente, forse ogni mese, e che lasciano le pratiche in sospeso o se le perdono per strada.
Insomma, un kafkiano sistema a scatole cinesi senza fondo in cui contratti e note di pagamento spariscono senza lasciare traccia.
Bisogna ammetterlo, Amalia è una maestra nell’arte della distorsione del reale.
Alla fine, comunque, con quel suo tono melodioso e anestetizzante, mi sussurra che subito dopo la pausa pranzo telefonerà in amministrazione per avere notizie del mio contratto e, soprattutto, per capire come mai io non sia stato pagato. Non mi devo preoccupare. Appena sa qualcosa mi telefona per aggiornarmi. Ci sentiamo nel primo pomeriggio, dice.
E io faccio finta di crederle.

Quando me ne vado dall’ufficio sono quasi le sette di sera.
Amalia, ovviamente, non l’ho più sentita.

7.6.11

I miserabili

Questo mese non sono stato pagato e non so perché.
Ora, noi collaboratori a progetto riceviamo uno stipendio mensile, come i redattori assunti, ma non in modo automatico: a inizio mese dobbiamo presentare una nota di pagamento, cioè un foglio in cui scriviamo la cifra prevista, ottenuta dividendo il compenso complessivo stabilito dal contratto in corso per il numero di mesi della sua durata. E così ho fatto anche questo mese, come sempre. Sul mio conto corrente però non risultano accrediti da parte della Giacobino, mentre gli altri collaboratori confermano di essere stati pagati regolarmente.
Dovrei parlarne con l’editor, ma è andato non so dove per incontrare qualche autore. E comunque in queste faccende è praticamente inutile. Di solito se la cava rimandandoti alla segretaria, alla coordinatrice, oppure scaricando il barile sull’amministrazione centrale del gruppo, che è mastodontica e lenta e ogni tanto, dovendo gestire centinaia di collaboratori, qualche errore lo commette.
Certo.
Allora scrivo a Amalia, la nostra coordinatrice. Lei potrebbe sapermi dare una risposta. Peccato che sia sempre occupatissima da questioni urgenti e della massima importanza, sopraffatta da quantità di lavoro incomprensibili per noi semplici mortali.
O almeno così sembra. Ed è così indaffarata che risponde poco al telefono e quasi mai alle email. Io le ho scritto almeno cinque volte dalla fine di marzo, quando è scaduto il mio contratto, per avere notizie riguardo a quello nuovo, che in teoria dovrebbe essere iniziato a aprile.
Ma siamo ai primi di giugno e da Amalia non ho mai avuto risposta.
L’email che le scrivo oggi è decisamente meno gentile delle altre: le dico del pagamento saltato e le chiedo se il mio contratto esiste oppure no. Mi può dare una risposta al più presto, per favore?
Ingenuamente mi aspetto che mi richiami nel giro di pochi minuti. Così non mi muovo per nessun motivo dalla scrivania, per evitare che il telefono suoni mentre sono lontano.
Dopo tre ore non ho ricevuto nemmeno un’email.
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