29.8.10

La stagista_20

Gladia se le è scordate in fretta le sue ex colleghe della Studia & Labora (quattro sciattone che comunque non hanno mai legato con nessuno), e da quando lavora nella nostra redazione frequenta gente sempre diversa. Da qualche giorno si accompagna con tre ragazze dei piani superiori, piani che come è facile intuire corrispondono a quelli dirigenziali. È Gladia che le ha definite le mie amiche, parlando al cellulare con uno dei tanti (amici? parenti?) che le telefonano in continuazione.
Mi chiedo come si possano chiamare amiche delle persone che si conoscono sì e no da dieci giorni.
Comunque, bisogna chiarirlo, queste sue amiche sono le segretarie, in ordine di importanza, dell’Amministratore delegato, del Direttore editoriale e del Direttore del personale del Gruppo. Sono tristi, grigie, invecchiate prima del tempo, credo a causa della convivenza forzata con quei tre personaggi, famosi per la loro simpatia agghiacciante.
Di sicuro Gladia le sta frequentando solo per raccogliere informazioni, per garantirsi qualche contatto utile ai progressi della sua carriera. Sta valutando la fertilità del terreno prima di gettare altri semi. Quelle tre, invece, devono essere talmente esasperate dall’arroganza dei dirigenti Giacobino*, devono sentirsi così vicine alla fine che probabilmente avranno visto in Gladia la loro ultima àncora di salvezza, uno sbiadito miraggio di amicizia comparso proprio quando ormai non ci speravano più. Poverette.

* Ho saputo che il Direttore editoriale, una volta, ha gridato alla sua segretaria di muovere il culo quando la chiama.

20.8.10

Una noia indescrivibile_1

Eccolo, l’allenatore. Mi viene incontro mentre sollevo i manubri da dieci chili alternando lentamente le braccia. Ogni volta che mi si avvicina penso che lo faccia per dirmi che sto sbagliando un esercizio o che lo sto facendo male. Adesso, per esempio, sembra proprio che mi stia fissando. In realtà contempla se stesso nella parete a specchio alle mie spalle: misura il risultato del suo allenamento, valuta il turgore dei muscoli, trattenuto a fatica dal tessuto elastico della maglietta. Somiglia a una melanzana matura, penso mentre è solo a un passo da me. Mi passa di fianco, ruota la testa nella mia direzione, contrae qualche muscolo della faccia formando un sorriso triangolare e mi rivolge il solito, lentissimo sciao Daniele. Perché lui parla così, strascicando dolcemente le c. È americano, e a giudicare dalla pelle olivastra e dai lineamenti spigolosi potrebbe avere origini ispaniche, ma a dire la verità non gliel’ho mai chiesto. Mi ricorda lo stregatto di Alice nel paese delle meraviglie, quello che appare e scompare all’improvviso lasciando nell’aria una traccia evanescente del proprio sorriso. Si chiama Mark, per me, ma gli altri, i suoi amisci, lo chiamano Marky. Ha una faccia strana, da quarantenne, anche se ne ha appena compiuti trenta, anche se è più giovane di me. Deve essere il gonfiore del corpo che gli dà un aspetto più maturo. Comunque, Mark non aggiunge altro al suo sciao Daniele — non lo fa mai. È già corso ad aiutare una ragazza che non ne ha bisogno. Lei avrà più o meno vent’anni, esibisce un corpo perfetto e il volto bello e gommoso delle Barbie (che da bambino mi piaceva deformare schiacciandolo tra le dita). La vedo sempre in palestra, forse viene addirittura tutti i giorni, ma non so nemmeno il suo nome. Anche i suoi capelli sono da bambola, lunghi, biondi, e arrivano a lambirle il fondoschiena, dove la maglietta corta lascia ammirare una farfalla tatuata pochi centimetri sopra i glutei. Penso che potrebbe dare lezioni a tutti, qui dentro, anche a Marky (ovviamente loro sono amisci). Basta vedere come saltella e maneggia gli attrezzi, come si slancia, si solleva e si piega ad arco, apparentemente senza il minimo sforzo. È lei il soggetto femminile più ambito della palestra: nessun maschio la guarda con indifferenza, e sono tutti sempre pronti a intavolare i discorsi più improbabili con lei, per raccogliere la sua simpatia e magari arrivare a un appuntamento. Ma è tutta fatica sprecata, perché lei si diverte a mandarli in ebollizione e a tenerli inesorabilmente a digiuno. I più informati dicono che forse è già fidanzata. Di sicuro si sa solo che è snodabile come una contorsionista orientale. Si è appesa a testa in giù a una spalliera e si solleva ritmicamente fino a toccarsi le caviglie. La maglietta rosa le si arrotola dolcemente fino al collo, svelando un rigonfio reggiseno di pizzo nero. L’evento inatteso ha richiamato gli sguardi di tutta la popolazione maschile: decine di occhi che non aspettavano altro sono sincronicamente scattati verso la spalliera, mentre chi già la spiava nello specchio non deve nemmeno voltarsi per godersi la visione. Marky le si avvicina con la scusa di darle altri inutili suggerimenti, lei si stacca, si rimette in piedi, il sipario cala, lo spettacolo finisce. Marky le prende le braccia e l’aiuta a distenderle, a piegarle dietro la testa per rilassarle con un po’ di stretching. Un esercizio troppo facile per lei, noioso come uno sbadiglio. Comunque lo sopporta con pazienza e poi riprende l’allenamento con la sua solita devozione monacale, canticchiando le canzoni dei video – sempre i soliti – che passano su Mtv. È molto più interessata all’ultima canzone di Lady Gaga che agli uomini che le ronzano intorno. Solo loro non l’hanno ancora capito e continuano a darle fastidio con l’insistenza di uno sciame di mosche.

6.8.10

Vita da redattore_8

Sono giorni agitati alla Giacobino, anche se non capisco bene perché. Una volta, in questo periodo dell’anno, le redazioni vegetavano in uno stato di calma mortale. Finite le maratone per chiudere i libri nei tempi previsti, restava ben poco da fare. I redattori assunti andavano in vacanza, e quelli che non partivano passavano ore a parlare tra loro, a fumare in cortile o a chiacchierare al telefono con chiunque, costretti com’erano a presenziare in ufficio senza sapere come passare il tempo. Ci si trascinava così, in questo stato di noia ipnotica, per almeno un mese, poi il lavoro riprendeva a ritmi sempre più serrati, frenetici, fino all’inverno successivo.
Quest’anno invece la pausa non c’è stata. Chiusi a tempi da record i libri vecchi, eravamo già in ritardo sulla produzione di quelli nuovi. Qualcuno ha ipotizzato addirittura l’abolizione delle ferie d’agosto, per non perdere tempo inutilmente. Ma ovviamente era uno scherzo.
E in più c'è questo strano movimento di collaboratori mai visti prima, o meglio, io pensavo che fossero collaboratori, ma è bastato fare qualche domanda in giro per scoprire che solo due lo sono davvero. Gli altri sono stagisti arruolati dai nuovi dirigenti della Giacobino. Infatti, il nostro giovane e bellissimo Amministratore delegato ha inoculato la sua passione per gli stagisti al meno giovane ma pur sempre figo Direttore editoriale. Del resto, visto che non costano niente, o quasi, e lavorano come i redattori assunti (anzi, molto di più), perché non abbondare? Così, insieme ai primi caldi estivi hanno fatto la loro comparsa i nuovi stagisti. Uno per ogni casa editrice del gruppo. L’unica redazione che è rimasta sguarnita è la nostra, la Giacobino scuola. Perché noi abbiamo già Gladia.
La cosa strana è che l’arrivo di questi giovani (non sembrano neanche maggiorenni) non mi ha dato fastidio, non mi ha messo in allarme. Anzi, devo ammettere che a vederli, così spaesati, così timidi (alcuni non proprio), vicino a qualche redattore che gli fa da cicerone nei corridoi dell’Azienda, o impalati davanti alla fotocopiatrice, a vederli così, dicevo, questi ragazzi mi fanno al massimo tenerezza.
Niente a che vedere con l’odio istintivo, con la repulsione immediata e primitiva che aveva risvegliato in me la comparsa di Gladia.
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