6.8.10

Vita da redattore_8

Sono giorni agitati alla Giacobino, anche se non capisco bene perché. Una volta, in questo periodo dell’anno, le redazioni vegetavano in uno stato di calma mortale. Finite le maratone per chiudere i libri nei tempi previsti, restava ben poco da fare. I redattori assunti andavano in vacanza, e quelli che non partivano passavano ore a parlare tra loro, a fumare in cortile o a chiacchierare al telefono con chiunque, costretti com’erano a presenziare in ufficio senza sapere come passare il tempo. Ci si trascinava così, in questo stato di noia ipnotica, per almeno un mese, poi il lavoro riprendeva a ritmi sempre più serrati, frenetici, fino all’inverno successivo.
Quest’anno invece la pausa non c’è stata. Chiusi a tempi da record i libri vecchi, eravamo già in ritardo sulla produzione di quelli nuovi. Qualcuno ha ipotizzato addirittura l’abolizione delle ferie d’agosto, per non perdere tempo inutilmente. Ma ovviamente era uno scherzo.
E in più c'è questo strano movimento di collaboratori mai visti prima, o meglio, io pensavo che fossero collaboratori, ma è bastato fare qualche domanda in giro per scoprire che solo due lo sono davvero. Gli altri sono stagisti arruolati dai nuovi dirigenti della Giacobino. Infatti, il nostro giovane e bellissimo Amministratore delegato ha inoculato la sua passione per gli stagisti al meno giovane ma pur sempre figo Direttore editoriale. Del resto, visto che non costano niente, o quasi, e lavorano come i redattori assunti (anzi, molto di più), perché non abbondare? Così, insieme ai primi caldi estivi hanno fatto la loro comparsa i nuovi stagisti. Uno per ogni casa editrice del gruppo. L’unica redazione che è rimasta sguarnita è la nostra, la Giacobino scuola. Perché noi abbiamo già Gladia.
La cosa strana è che l’arrivo di questi giovani (non sembrano neanche maggiorenni) non mi ha dato fastidio, non mi ha messo in allarme. Anzi, devo ammettere che a vederli, così spaesati, così timidi (alcuni non proprio), vicino a qualche redattore che gli fa da cicerone nei corridoi dell’Azienda, o impalati davanti alla fotocopiatrice, a vederli così, dicevo, questi ragazzi mi fanno al massimo tenerezza.
Niente a che vedere con l’odio istintivo, con la repulsione immediata e primitiva che aveva risvegliato in me la comparsa di Gladia.

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