20.8.10

Una noia indescrivibile_1

Eccolo, l’allenatore. Mi viene incontro mentre sollevo i manubri da dieci chili alternando lentamente le braccia. Ogni volta che mi si avvicina penso che lo faccia per dirmi che sto sbagliando un esercizio o che lo sto facendo male. Adesso, per esempio, sembra proprio che mi stia fissando. In realtà contempla se stesso nella parete a specchio alle mie spalle: misura il risultato del suo allenamento, valuta il turgore dei muscoli, trattenuto a fatica dal tessuto elastico della maglietta. Somiglia a una melanzana matura, penso mentre è solo a un passo da me. Mi passa di fianco, ruota la testa nella mia direzione, contrae qualche muscolo della faccia formando un sorriso triangolare e mi rivolge il solito, lentissimo sciao Daniele. Perché lui parla così, strascicando dolcemente le c. È americano, e a giudicare dalla pelle olivastra e dai lineamenti spigolosi potrebbe avere origini ispaniche, ma a dire la verità non gliel’ho mai chiesto. Mi ricorda lo stregatto di Alice nel paese delle meraviglie, quello che appare e scompare all’improvviso lasciando nell’aria una traccia evanescente del proprio sorriso. Si chiama Mark, per me, ma gli altri, i suoi amisci, lo chiamano Marky. Ha una faccia strana, da quarantenne, anche se ne ha appena compiuti trenta, anche se è più giovane di me. Deve essere il gonfiore del corpo che gli dà un aspetto più maturo. Comunque, Mark non aggiunge altro al suo sciao Daniele — non lo fa mai. È già corso ad aiutare una ragazza che non ne ha bisogno. Lei avrà più o meno vent’anni, esibisce un corpo perfetto e il volto bello e gommoso delle Barbie (che da bambino mi piaceva deformare schiacciandolo tra le dita). La vedo sempre in palestra, forse viene addirittura tutti i giorni, ma non so nemmeno il suo nome. Anche i suoi capelli sono da bambola, lunghi, biondi, e arrivano a lambirle il fondoschiena, dove la maglietta corta lascia ammirare una farfalla tatuata pochi centimetri sopra i glutei. Penso che potrebbe dare lezioni a tutti, qui dentro, anche a Marky (ovviamente loro sono amisci). Basta vedere come saltella e maneggia gli attrezzi, come si slancia, si solleva e si piega ad arco, apparentemente senza il minimo sforzo. È lei il soggetto femminile più ambito della palestra: nessun maschio la guarda con indifferenza, e sono tutti sempre pronti a intavolare i discorsi più improbabili con lei, per raccogliere la sua simpatia e magari arrivare a un appuntamento. Ma è tutta fatica sprecata, perché lei si diverte a mandarli in ebollizione e a tenerli inesorabilmente a digiuno. I più informati dicono che forse è già fidanzata. Di sicuro si sa solo che è snodabile come una contorsionista orientale. Si è appesa a testa in giù a una spalliera e si solleva ritmicamente fino a toccarsi le caviglie. La maglietta rosa le si arrotola dolcemente fino al collo, svelando un rigonfio reggiseno di pizzo nero. L’evento inatteso ha richiamato gli sguardi di tutta la popolazione maschile: decine di occhi che non aspettavano altro sono sincronicamente scattati verso la spalliera, mentre chi già la spiava nello specchio non deve nemmeno voltarsi per godersi la visione. Marky le si avvicina con la scusa di darle altri inutili suggerimenti, lei si stacca, si rimette in piedi, il sipario cala, lo spettacolo finisce. Marky le prende le braccia e l’aiuta a distenderle, a piegarle dietro la testa per rilassarle con un po’ di stretching. Un esercizio troppo facile per lei, noioso come uno sbadiglio. Comunque lo sopporta con pazienza e poi riprende l’allenamento con la sua solita devozione monacale, canticchiando le canzoni dei video – sempre i soliti – che passano su Mtv. È molto più interessata all’ultima canzone di Lady Gaga che agli uomini che le ronzano intorno. Solo loro non l’hanno ancora capito e continuano a darle fastidio con l’insistenza di uno sciame di mosche.

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