7.3.10

La stagista_14

Credevo di essere rimasto da solo in redazione, fino a quando non ho sentito una risata che veniva dall’ufficio dell’editor. Siccome era venerdì, ho pensato che fosse in compagnia della sua insegnante di tedesco – ogni tanto la fa venire in ufficio, quando non c’è più nessuno, per fare un’ora di conversazione. Quindi non mi sono meravigliato di sentirlo parlare a quell’ora, le sei, che non è certo un orario strano, se non fosse che il venerdì tutti i dipendenti della Giacobino scappano (letteralmente) già alle quattro e mezzo. Tranne alcuni, instancabili, che si fermano fino alle cinque. Dopo, rimane solo qualche collaboratore disperso nelle redazioni buie e deserte.
Quelli che sentivo non erano i soliti brandelli di frasi in tedesco ma pezzetti di qualcos’altro, di un allegro discorso tra l’editor e una donna, anzi, a giudicare dalla voce, una ragazza. Siccome volevo scoprire chi fosse, ho lanciato la stampa di una pagina qualunque e sono andato a prenderla. La stampante è appoggiata agli armadi che circondano l’ufficio dell’editor e da lì potevo facilmente dare un’occhiata. Così ho fatto. Mentre sfilavo il foglio dalla macchina mi sono alzato in punta di piedi e ho visto la testa brizzolata dell’editor che si muoveva in compagnia di un’altra testa, ovviamente femminile, ma molto più giovane del previsto. La testa dell’ultima persona che in quel momento mi sarei aspettato di trovare in sua compagnia. Quella era Gladia, la stagista.

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