2.2.11

Vita da redattore_12

Come c’era da aspettarsi, il giorno dopo Gladia si è presentata dall’editor con un foglio in mano. Era il testo di prova già pronto. Quello sulla Vocazione di san Matteo di Caravaggio. Era lì, ferma sulla porta dell’ufficio, con la faccia compiaciuta di una scolaretta che si aspetta un bel voto. L’editor, trasfigurato, le ha sfilato il foglio dalle mani e non la finiva più di ringraziarla, di dirle che non doveva, che non c’era fretta, che avrebbe potuto prendersi tutto il tempo che le serviva e altre piaggerie inutili, tipiche del suo stile. Si capiva benissimo a cosa stava pensando, era tutto contento che la ragazza fosse anche svelta. Lo conosco abbastanza per sapere che stava già calcolando in quanto tempo avrebbe potuto consegnare gli altri box. Poi ho sentito che la congedava proponendole di pranzare insieme, più tardi. Gladia ha accettato, è tornata al suo posto e non ha perso tempo, si è subito messa a scrivere a una velocità impressionante. Per me faceva finta. La sua faccia, mi sembrava, era già cambiata, aveva preso un’espressione diversa, ancora più grave del solito, perché ormai si era completamente calata nel suo ruolo preferito, quello dell’intellettuale precisa, seria, capace, coscienziosa. Una faccia da culo insomma.

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