15.11.10

Foto di famiglia_9

Il pomeriggio del mio primo giorno alla Libreria Tau i Gibigiana mi avevano mandato a pulire gli scaffali della videoteca al piano terra. La responsabile del reparto era una donna triste e mansueta che continuava a offrirmi caramelle. Spostavo le videocassette e i dvd per pulire i ripiani di vetro e ogni tanto, per distrarmi, leggevo le trame dei film che avrei voluto vedere. Tutta la produzione di Bergman, che all’epoca mi attirava molto, e poi Buñuel, Renoir e il Decalogo di Kieslowski, che avrei rivisto volentieri. La videoteca era fornita del meglio in circolazione e la roba propriamente religiosa, per fortuna, era quasi nascosta in un angolo. Se mi avessero lasciato lì ci sarei rimasto volentieri. Forse, fantasticavo, avrei potuto comprare qualche videocassetta con lo sconto o avere gratis dei fondi di magazzino, se ne avevano… I Gibigiana però erano stati chiari, serviva solo una bella spolverata a tutti gli scaffali, poi dovevo ritornare al piano di sopra. Il mio posto era quello.
La signora alla cassa aveva una radiolina accesa su un canale della rai e all’improvviso, poco dopo le tre, le trasmissioni erano state interrotte da un’edizione straordinaria del radiogiornale. Un’inviata da New York aveva notizie importanti da dare. La sua voce era sconvolta, diceva che le scene a cui stava assistendo sembravano quelle di un film. La signora triste aveva alzato il volume. Sentivo la giornalista raccontare che alle nove meno un quarto locali un aereo era andato a schiantarsi contro una delle torri del world trade center. Era letteralmente entrato nel grattacielo. Poi si era scatenato un incendio. Non si avevano ancora notizie sul numero delle vittime e dei feriti. Qualcuno aveva parlato di un elicottero, altri di un piccolo aereo da turismo, ma probabilmente si trattava di un grande bimotore, lo confermavano molti testimoni… E poi, qualche minuto prima, mentre si cercava ancora di capire che cosa fosse successo, mentre tutti guardavano le immagini trasmesse alla televisione e la gente, che si era raccolta per strada, fissava la torre nord che andava in fiamme, a quel punto era successo qualcosa di inimmaginabile. Un secondo aereo si era diretto a tutta velocità contro l’altra torre. Tutti avevano visto l’enorme esplosione, la fiammata che tagliava in due l’edificio, il fumo nero che saliva in cielo. La giornalista faticava a pronunciare le parole, le tremava la voce. Continuava a ripetere delle fiamme, del fumo nero, densissimo che si alzava dalle torri, come se cercasse di convincersi di quello che era realmente successo. Gli americani stavano seguendo la diretta sulla cnn, ma le informazioni erano poche. Era una cosa incredibile, gridava, era chiaro che non poteva trattarsi di un incidente. Stava per mettersi a piangere. Gli aerei si erano diretti volutamente contro le torri gemelle. Quello a cui stavano assistendo era un attacco terroristico mai visto prima…
La signora alla cassa ascoltava pietrificata e ansimava, sbuffava, forse aveva una crisi d’asma. Io non mi ricordo altro, so solo che mentre ascoltavo continuavo a spolverare, e che mi sembrava assurdo. Quelli che entravano in negozio e sentivano la radio non ci facevano caso, forse pensavano a qualche romanzo radiofonico, pagavano e uscivano.
Verso sera, i Gibigiana avevano liquidato la faccenda con una battuta cretina delle loro, poi si erano messi a controllare i conti della giornata.

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