4.4.10

La stagista_16

L’editor solleva la cornetta del telefono e dice a Gladia «aspetti che provo a chiamare Daniele, dovrebbe essere ancora qui». Mi sfilo dal nascondiglio e corro alla mia scrivania, appena in tempo per rispondere al terzo squillo. «Scusa Daniele, potresti venire un minuto da me?» Quando entro, Gladia non si volta nemmeno. Trova molto più agevole guardare l’editor, che guarda verso di me, che sto in piedi vicino alla scrivania. Lui non mi dice di accomodarmi, viene subito al dunque: «Volevo comunicarti che la dottoressa Ruotoli… vi conoscete già, vero?» e agita il braccio come un tergicristallo fra lei e me. Faccio un sorriso retorico a Gladia, lei non spreca neanche quella fatica. Forse ha ruotato di qualche millimetro il busto sulla sedia, ma non ci giurerei. Però quando l’editor l’ha presentata con quelle due parole, dottoressa Ruotoli, ho visto un sorriso compiaciuto che le increspava il profilo. «…La dottoressa, dicevo, inizierà a lavorare con noi a partire da lunedì.» Fingo di essere positivamente sorpreso dalla notizia. Lui ripete tutta la storia che avevo appena sentito e poi aggiunge: «Vorrei affidarle la redazione del terzo volume del manuale di storia dell’arte». Lascio credere che la notizia non mi dia per niente fastidio. «Siccome gli altri due volumi li stai seguendo tu, pensavo che potresti illustrarle come è strutturata l’opera, spiegarle il progetto grafico, le norme redazionali, insomma farle da tutor…» e qui le indirizza un sorriso smagliante che non gli ho mai visto addosso. Che sia davvero attratto dalla ragazza? Che abbia intenzione di portarsela a letto? L’immagine che mi balena davanti agli occhi è ripugnante. «Anche se credo che la dottoressa non avrà certo difficoltà, perché è una profonda conoscitrice della storia dell’arte.» Ma non era laureata in filologia classica? «E sono certo che la sua presenza sarà utile a tutta la nostra redazione.» La guarda intensamente, è rapito. «Anzi, per fortuna è arrivata lei, altrimenti non so proprio come avremmo fatto!». Grida l’ultima frase come uno slogan e poi la sfuma in una risata amara delle sue. Lei non so, mi dà sempre le spalle e resta immobile. Una statua. A questo punto mi chiedo che cosa si aspetti l’editor da me, dovrei forse ringraziare la stagista per tutto quello che imparerò da lei? Lo fisso senza unirmi alla sua risata e intanto mi domando che gusto ci trovi a trattarmi sempre come l’ultimo arrivato. Non a caso ha presentato me come Daniele, lei come la dottoressa Ruotoli. Dettagli da niente, certo, se non fosse che lui le parole le sa usare e scegliere con cura. Lo ha fatto perché gli piace farmi sentire come un eterno principiante, come se il mio già incerto futuro alla Giacobino Scuola dipendesse solo dalla sua magnanimità, non certo dai miei meriti. Il fatto che io lavori qui da quasi sette anni, per lui, è un semplice dettaglio. E siccome disprezza il proprio lavoro e ogni libro che esce da questa casa editrice (roba ignobile di cui si vergogna, dice), si sente libero di poter considerare i suoi collaboratori come dei mezzi idioti. Tutti tranne Gladia, a quanto pare.

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