17.1.10

La stagista_12

Arriva l’editor, il mio capo*, che mi dà una delle sue pesanti pacche sulle spalle e rivolge a Gladia un saluto un po’ troppo cerimonioso. Pensavo che il suo arrivo mi avrebbe salvato dalla noia vischiosa in cui mi dibattevo, ma dopo i soliti convenevoli le cose sono andate anche peggio. Volevo presentargli Gladia, ma lui ha tagliato corto dicendo che loro si conoscevano già. Avevano chiacchierato un paio di volte, sembra. Me la immagino, Gladia, che capita casualmente nell’ufficio dell’editor e gli si presenta, gli offre i suoi servigi e cerca di ingraziarselo… Forse non esagero, visto che lui le sta domandando: «si ricorda di procurarmi quei materiali di cui mi parlava l’altro giorno, quegli opuscoli sulle prove di selezione per il master di Eco?» E poi, voltandosi verso di me, giusto per farmi capire qualcosa, mi spiega che siccome deve tenere un lezione sull’editoria in un corso postuniversitario ha chiesto a Gladia qualche informazione su questo master. Che è il migliore in Italia, precisa. Se non fossi diventato insensibile alle infinite trovate di cui è capace l’editor, adesso sarei già in preda allo sconcerto. La stagista è raggiante, i suoi occhi lanciano lampi di soddisfazione, come due lampadine. Lui la guarda come se pendesse dalle sue labbra – ma in fondo è la faccia standard che assume davanti a ogni donna –, le chiede in cosa consistevano i test di ammissione al corso, e lei, che ovviamente non vedeva l’ora di poter sciorinare le tappe della sua via crucis formativa, inizia a spiegargli tutto nei minimi dettagli. (continua...)



* In realtà, il mio Contratto di lavoro a progetto specifica, al punto 5, che «è escluso qualsiasi vincolo di subordinazione, potere gerarchico o disciplinare...». Ma le cose, diciamo, non stanno propriamente così.

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